
Il wabi sabi è lo zen delle cose, è un criterio estetico filosofico giapponese. E’ l’idea che la componente spirituale, estetica, filosofica sia intrecciata al gesto quotidiano, in un oggetto speciale, qui, ora, alimentando e nutrendo la nostra giornata, in una danza. Per noi che discendiamo dal modello di bellezza egizio, quasi astratto, da quello greco, il giusto e il bello, quello rinascimentale calato nella simmetria della ragione, e nell’uomo al centro dell’universo, il concetto del wabi sabi costituisce la rivoluzione copernicana dell’estetica. wabi sabi significa consapevolezza dell’eterno fluire, del mutare di ogni aspetto dell’esistenza, e come conseguenza la certezza dell’unicità di ogni attimo. Il concetto che sta alla base del wabi sabi si fonda su millenni di contemplazione Giapponese. La bellezza viene vista come la trasformazione attraverso innumerevoli stadi. La bellezza è dinamica. Non ha nè uno scopo nè tantomeno un’obbiettivo, semplicemente la bellezza è, ed è un assoluto in mutamento. Porre l’accento sull’impermanenza, sulla consapevolezza che tutto scorra, massima che appartiene anche al buddismo, porta alla contemplazione. Qualità del bello è il Vivente, ciò che è vivo e si trasforma intrecciandosi col quotidiano, in un dialogo dolce e malinconico. Il messaggio del wabi sabi è attuale ora come nel lontano Giappone del tredicesimo secolo. I criteri estetico e filosofici che lo compongono permettono al wabi sabi di essere attuale e porsi a cavallo tra filosofia, estetica, arte, design. Ma sempre con un legame forte con l’oggetto, con la materia. Wabi sabi può riguardare tutto, ma nella ceramica in particolare trova la migliore espressione. La difficoltà a trovare una definizione di wabi sabi è del tutto in linea con il suo significato profondo, con il mistero che cela le grandi leggi della vita, con la saggezza del silenzio e il coraggio di lasciare indecifrato ciò che non si può decifrare. I termini wabi e sabi sono stati caricati di significato nel corso del tempo, e l’amore per una certa ambiguità ha permesso ai giapponesi di non darne univoche definizioni. Amore per la materia, purezza formale, imperfezione, coscienza dello scorrere continuo della vita, malinconia e gioia, tutto in equilibrio, ecco forse questo è ciò che in parte si avvicina al concetto wabi sabi. Nella ceramica, wabi sabi si trova nei colori caldi, nelle forme pulite e nel piacere tattile delle superfici. Alla decorazione si sostituisce la materia, che parla da sola, in sè già contiene il messaggio, basta ascoltare. Saranno gli smalti legandosi spontaneamente alla superficie a creare un motivo. Lasciando concetti come simmetria e uniformità si va verso orizzonti più ampi nell’espressione artistica. Sganciare la bellezza dall’idea della perfezione, pensare a ciò che è bello come a qualcosa che contiene la trasformazione, ritenere bello qualcosa che è sobrio e naturale, fa tanto bene all’anima che inizia finalmente a respirare. Nello scorrere delle cose, nel loro mutare sta il segreto della bellezza vivente. Una bellezza di cui godere, qui ora, magari bevendo il te in una tazza speciale……….
P.S:La tazza in oriente è l’anima dell’artista, guardandola si comprende chi l’ha realizzata.