
La fine del 2020 porta inevitabilmente con sé l’idea del bilancio, come ogni altro anno del resto, fatta eccezione che il 2020 si è dimostrato un anno decisamente diverso da tutti gli altri e passerà sicuramente alla storia. La pandemia ha portato tra di noi nuove abitudini, la mascherina ad esempio, un modo diverso di starsi vicino, spesso attraverso la telecamera o comunque a distanza di sicurezza, ha visto tutta l’Italia unita in un work out senza precedenti e nella panificazione, anche questa senza precedenti. Siamo stati costretti a stare tutti insieme in casa, per chi vive con i propri famigliari, oppure, all’opposto siamo stati più soli. In entrambi i casi abbiamo incontrato scenari senza precedenti, spesso con esiti felicemente sorprendenti.
La passione per la cucina per alcuni si è riaccesa così come il piacere per le piccole cose e l’attenzione verso ciò che abbiamo dato per scontato.
Ci siamo centrati, abbiamo perso la centratura e via così ad ogni lock down, ad ogni decreto, sempre adattandoci e ritrovandoci ogni volta cambiati con una incredibile dose di resilienza.
Quando il decreto lo permette possiamo prendere il cappuccino seduti al bar, e, a me questa, sembra una cosa semplicemente meravigliosa.
Le tavole perfettamente imperfette hanno visto un Natale e, vedranno a breve un Capodanno, raccolti, e, forse proprio per questo, più preziosi.
Nei silenzi forzati, nella limitazione della libertà di movimento, credo che ognuno abbia potuto mettere maggiormente a fuoco le proprie priorità, rivedere le proprie scelte, confermarle, cambiarle, o, come nel mio caso andare più in profondità, con maggiore chiarezza e tempo a disposizione per creare. Quando tutto cambia, quando tutto si trasforma e non è possibile fare progetti, come in questo momento, è fondamentale trovare il proprio punto fermo, all’interno di sé.
Nel mio caso si tratta della terra, del colore, della forma, di materiali e linguaggi che permettono di centrarmi, nello stesso modo in cui centro l’argilla sul tornio.
E, nel creare una ciotola o una tazzina, nel fare delle mani ritrovo il centro.
La tavola, rappresenta il cuore della casa, il luogo in cui ci si incontra, il luogo in cui ci si ritaglia un momento per sé. Seduti. Per questo motivo è importante.
Il cibo poi creato con attenzione e cura diventa cibo anche per l’anima.
La mia proposta per la tavola in questo momento vede sicuramente l’uso di tonalità neutre e confortanti, quelle che consentono di affrontare qualsiasi occasione si presenti, ma permettono anche di esporsi nel momento in cui serve, attraverso l’uso di un colore più deciso dei tessuti, e l’utilizzo del bianco carta di riso, un bianco avvolgente, per dare dei punti di luce. Fuori c’è la neve, è tutto bianco.
C’è un forno carico che attende di essere acceso e ci sono le mie ceramiche wabi sabi che attendono di raccontare storie di tavole perfettamente imperfette.