
“Se desideri una cosa devi smettere di cercarla…” cito a braccio una massima Zen, ma ci sono altri tesori, davvero tanti che stanno nel mondo a gambe all’aria dello Zen. Zen e arte hanno molto in comune primo e forse più importante saper vedere l’essere umano come un processo in divenire, poi hanno in comune la necessità di usare poche parole e anche nessuna…
Metamorfosi, cambiamento, impermanenza, sono solo alcuni dei concetti che permeano l’arte e lo Zen. Ho potuto riscontrare intorno a me un comune quanto periglioso concetto, suona più o meno così: “o questo o quello”. Quando si entra nell’ opposizione ritenendo che ci sia una inconciliabilità degli opposti, la vita, lo scorrere dell’energia, la creatività, tutto si ferma. Entra un freddo paralizzante e così il processo creativo viene sterilizzato, nulla è fecondo nell’arido mondo dell’ O/O (o questo o quello = O/O). Cresciamo in un sistema che spinge molto in questa direzione, sembra infatti di vitale importanza dover scegliere per “saper essere” per avere una personalità, e infine il meccanismo si conclude con l’alimentare protervamente quel pezzo del Tutto che si è scelto per rappresentare se stessi. Ci siamo passati tutti. Nell’adolescenza è necessario, definirsi, staccarsi, riconoscersi, con l’opposizione, ma poi? Poi diventiamo quello che a parole diciamo di essere, spesso imprigionati nel lessico povero che abbiamo scelto con troppa modestia o tirchieria, stretti in corridoi, su piccoli pianerottoli, senza esplorare l’intero condominio, il quartiere, il territorio. Secondo il Buddismo Zen Himalaiano la pace profonda del Nirvana porta a non avere preferenze, e strada facendo si impara che tutto è relativo. Come si può metabolizzare nel profondo la possibilità di conciliare qualsiasi coppia di opposti? Ognuno di noi vive situazioni polari, basti pensare alla natura, il giorno e la notte, femminile e maschile, gioia e dolore, caldo freddo, simpatia antipatia, insomma quello che vi viene in mente. Ma, cosa succede se, invece di adoperare il bisturi della scelta, proviamo a mettere insieme una coppia di opposti? E’ possibile? Ci viene incontro la matematica, la lemniscàta di Bernoulli è una curva algebrica a forma di otto, fu trattata da Bernoulli, ma prima se ne occupò Cassini. L’otto rappresenta la possibilità di unire due polarita’, tra le quali scorre una corrente vitale.
La lemniscata è alla base della vita e la si trova in vari punti del corpo umano, nel mondo vegetale e nel mondo animale, basta cercare. Per metabolizzare questa possibilità e farla propria nella vita, riuscendo così a conciliare polarità senza amputare pezzi vari, ma al contrario, sfruttando la corrente vitale esistente tra i poli, si può fare un’esperienza. Nell’ambito artistico, sperimentando la costruzione della lemniscata, sia nel disegno di forme, sia nel modellato, viviamo questa realtà: è possibile, vediamo che esiste. Al posto di espressioni come o questo, o quello, O/O sostituiamo e questo e quello, E/E. Si apre così una porta da cui entra l’infinito, con infinite possibilità. Quello che succederà è tutto da scoprire, finalmente troviamo il mistero che siamo, c’è chi ci entra con circospezione, chi guarda con stupore, chi si libra abbandonandosi, chi piange, chi si tuffa ridendo…..ad ognuno il suo modo, sono tutti perfetti…..ad ognuno la sua curva sono tutte uniche, in divenire, perfette…….