Aldous Huxley scrive : “Il mondo nuovo” nel lontano 1932. Con una visione profetica descrive un ipotetico futuro. In questo futuro che non racconterò in dettaglio, vale la pena leggere il romanzo, l’anima con gli slanci che le sono propri, l’entusiasmo, la passione, le intemperanze, la fantasia, viene addormentata, e la vita intera, ridotta ad un limbo esistenziale.
L’anima da sveglia è scomoda, a volte salta nel petto, fa due o tre capriole, a volte non è contenta, a volte vuole di più, tende all’infinito e all’evoluzione costante. Ma, pare non andare di moda.
Quando si perde il contatto con la propria parte interiore, il compito della formazione dell’adulto, è quello di scuotere dal torpore, dall’inerzia, dalla pigrizia intellettuale, quello di risvegliare la spinta che porta ad imparare di nuovo, una sorta di curiosità, una volontà in senso filosofico. Gli anni dedicati agli studi, portano spesso ad un eccesso di specializzazione, l’individuo risulta ipertrofico in alcuni ambiti, la specializzazione porta all’indurimento, costituisce una zona di confort guadagnata con fatica, sforzi, tempo e denaro. Ma non di sola specializzazione vive l’uomo. Così la vita porta il caos che serve, stana dalla zona di confort a calci, e di fronte ad un’esperienza forte, come una crisi, la specializzazione e il Know how, si sbriciolano, non danno risposte alle domande importanti.
Un percorso attraverso lo strumento artistico porta alla nascita di nuove capacità, si apre uno spiraglio nel quale possono germogliare nuovi semi.
L’ anima anche se non è di moda è il centro della nostra esistenza è il respiro, è il colore. Siamo di fronte alla scelta tra rimanere sempre uguali, dare la stessa risposta a situazioni diverse, pretendendo anche, magari, risultati diversi, oppure evolverci, coltivare nuovi percorsi. Rompere uno schema comportamentale, uscire da una impasse, richiede uno sforzo, una domanda. Il contenuto del lavoro con l’arte applicata al percorso di crescita, consiste nel facilitare questo delicato passaggio.
Nel workshop di crescita professionale/personale attraverso l’arte, il ruolo è attivo,
Se l’esercizio richiede di plasmare una sfera, per ipotesi, l’interessato dovrà in prima persona plasmare, o dipingere, o quello che viene richiesto. La differenza è questa, un ruolo attivo e uno strumento, lo strumento artistico che va oltre ogni schema perché viaggia in una dimensione propria, ha un linguaggio proprio, quello dell’arte.