Nel libro “Gli otto gradini”, di Lama Surya Das, si trovano tante perle di saggezza oggi però come vostro Lama Metropolitano vi sottopongo un’altra rivoluzione zen: “nulla da fare, nulla da disfare”. E teniamola lì.
Ci penso spesso a questa cosa, così lontana dai paradigmi del pensiero occidentale, e a volte lontana dal mio essere iperattiva, schizzata? Ma oggi come Lama Houdinì vorrei cercare di far incontrare questa massima con l’arte e magari calare il tutto nella vita quotidiana, mia croce più che delizia. Sì ammetto che verso il quotidiano ho una certa naturale diffidenza. Da quel dì, il Tran tran mi sembra un Alien succhiatore di poesia, divoratore avido di bellezza, come i dissennatori di Harry Potter. Il Tran tran, gìà a dirlo mi si accappona la pelle, è un meccanismo subdolamente perverso che distrugge passioni, amori, sogni, mettendo alla prova, per quanto mi riguarda, il Koan della vita quotidiana, cioè il senso dell’umano esistere. Il “Tran tran” sembrerebbe un suono rassicurante, tipo ninnananna, e un pò infatti fa addormentare la consapevolezza, ci spinge dolcemente a salire sulla ruota del criceto per andare al lavoro, a scuola a prendere i figli…
Il Tran tran appare in ogni azione ripetitiva, meccanica, vissuta senza consapevolezza. Paradossalmente ciò che è ripetitivo allontana dalla consapevolezza e dall’unicità del momento. Tuttavia la parte ripetitiva esiste, allora quale antidoto si può assumere per scongiurare la distruzione della bellezza? La massima “niente da fare niente da disfare” mi sembra offrire un punto di vista privilegiato, ottimo antidoto all’alienazione. Credo che le interpretazioni possano essere molteplici, oggi la vedo così, in ognuno di noi esiste Tutto, risposte, risorse, un perverso e ironico gusto di cacciarsi nei casini e gli strumenti per uscirne. Il Tran tran, come ho potuto constatare, non a tutti fa lo stesso effetto che ha su di me, ma per tutti rappresenta una sfida lunga una vita. Io ho trovato nell’arte l’antidoto, nella bellezza agita e contemplata, nella bellezza tout court la mia soluzione e per me “niente da fare, niente da disfare” vuol dire ricordarmi che la bellezza non dipende da nulla, da nessuna azione, oggetto o persona, è qui ora in ogni momento, in un pensiero, in un volo della mente, nella musica che ascolto in auto, nel silenzio, in mille piccole cose, ma soprattutto è dentro e ovunque, non dipende, è. Chiaramente dopo aver titato fuori questo coniglio dal cilindro zen, il vostro Lama Houdinì, si riposa, non prima però di chiudere il cerchio, l’arte in questo aiuta, è la regina degli antidoti, e sì, perchè ogni opera è unica, e il lavoro artistico richiede presenza, responsabilità, consapevolezza ed è un’autostrada per la bellezza, ogni opera è il nuovo e in quanto tale non consente paragoni, pur seguendo delle leggi. Come tanti artisti sono un outsider, quasi sempre fuoriluogo, fuoritempo, ma almeno in questo sono a casa, nel mio elemento, l’arte è il tempio in cui si sospende il Tran tran, lì proprio non osa entrare, ogni gesto è unico, irripetibile, poesia nell’azione, poesia, bellezza. Ci sono posti in cui entro come sui carboni ardenti, spesso cammino sulle uova, quasi sempre, ma nel tempio dell’arte volo con ali ampie….
Vi lascio nelle mani di un caro compagno di spleen, Baudelaire, con la poesia
Albatros.
Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
Il vascello che va sopra gli abissi amari.
E li hanno appena posti sul ponte della nave
Che, inetti e vergognosi, questi re dell’azzurro
Pietosamente calano le grandi ali bianche,
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.
Com’è goffo e maldestro, l’alato viaggiatore!
Lui, prima così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
L’altro, arrancando, mima l’infermo che volava!
Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell’arciere;
Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare.