
La ceramica è ormai il nuovo yoga. Non c’è da sorprendersi, in effetti, è un attività che racchiude in sé aspetti molto Zen. Per lavorare la terra bisogna essere in armonia con le leggi della natura e del Cosmo. Cioè è necessario rispettare la terra, lavorarla nel modo giusto, ascoltarla. Attendere i suoi tempi, aspettare che asciughi e, solo quando è il momento, procedere alla fase di decorazione. Anche questo richiede anni di esperienza. Se si sbaglia lo spessore dello smalto il pezzo può rompersi. Oltre agli aspetti tecnici, quando si parla di argilla si intrecciano molti piani sottili, ad esempio quel quid di individuale che passa dalle mani di ognuno e che può far seccare la terra, oppure può rendere il pezzo più spesso, troppo pesante, troppo leggero. E’ una questione di equilibrio. Anche quando ci si siede al tornio è importante essere dritti, sereni, centrati, respirare, altrimenti non si può centrare il pezzo di argilla. La ceramica può essere vista come una metafora, cosa che spesso accade anche con il Kintsugi. Ma la metafora non deve prevalere. Per questo c’è la l’argilla che riporta tutti con i piedi per terra e rende concreata ogni idea, ogni progetto. Questo confronto con una realtà oggettiva è un grande insegnamento. Durante le lezioni di tornio, è il tornio ad insegnare, per modellare è necessario accordare i propri movimenti con i suoi. Per la lavorazione a mano invece è più difficile accettare e comprendere che il pezzo avrà le caratteristiche di chi lo foggia, non le mie. Anche se venite a lezione da me siete voi a creare i vostri pezzi. Ci vogliono anni di esperienza per impadronirsi della tecnica e imparare ad accordarsi, entrare in ascolto dell’argilla. E’ il percorso ideale per chi non ha fretta, ama le sfide e vuole gustarsi un viaggio pieno di sorprese.
P.S. il senso dell’umorismo è sempre un grande aiuto e una risorsa